Con 343 voti favorevoli, 216 contrari e 78 astenuti, è stata approvata di recente la Direttiva Case Green da parte del Parlamento Europeo.
Questa direttiva ha lo scopo di riqualificare gli edifici in tutti gli Stati membri, per ridurre l’impatto ambientale generato del patrimonio immobiliare.
Si tratta di un notevole passo avanti per ciò che riguarda la tutela ambientale, ma che conseguenze avrà questo provvedimento per l’Italia? Siamo effettivamente pronti a mettere in pratica la Direttiva entro i termini previsti e a quale costo?
In questa guida ti spiegheremo nel dettaglio di cosa si tratti e perché l’Italia possa essere considerata un caso particolare.
Direttiva Case Green: cosa ha deciso l’UE
Poiché si è discusso tanto di questo tema nelle ultime settimane, ti starai chiedendo cosa preveda tale decisione.
In prima istanza, il provvedimento cardine che bisognerà adottare è quello di ristrutturare tutti gli immobili degli Stati membri che ormai hanno una classe energetica obsoleta.
Questa decisione nasce dal fatto che esistono troppe strutture datate soprattutto per quanto riguarda i sistemi di riscaldamento utilizzati.
Si stima infatti che il riscaldamento degli immobili sia responsabile di almeno il 40% del consumo energetico e del 36% delle emissioni dei gas serra.
Per raggiungere questi obiettivi, la Direttiva Case Green ha stabilito delle scadenze così scaglionate:
- Dal 2028 gli edifici nuovi dovranno avere emissioni zero;
- Entro il 2030 le case dovranno raggiungere almeno la classe energetica E, che diventerà D entro il 2033;
- Dal 2035 sarà vietato scaldarsi con combustibili fossili
Si tratta certamente di grandi obiettivi dal punto di vista ambientale, ma che richiedono ingenti investimenti da parte dei cittadini che risiedono in proprietà che non rispondono ai criteri di cui sopra.
In altre parole, è un provvedimento fattibile nel nostro Paese? Ne parleremo nel prossimo paragrafo.
L’Italia come caso particolare: la situazione attuale
Fin dalla sua approvazione, la Direttiva Case Green ha suscitato non pochi dibattiti nell’ambito politico italiano, soprattutto per le tempistiche entro le quali raggiungere i primi obiettivi.
Le motivazioni sono da ricercare nei risultati dei dati statistici: devi sapere, infatti, che in Italia ci sono circa 12 milioni gli edifici residenziali, ma solo un quarto di questi possiede un sistema energetico a bassissimo impatto ambientale.
Inoltre, stando alle ultime analisi Enea, tre quarti degli immobili residenziali presentano due problemi principali: sono stati costruiti prima della Legge 10/1991 (sulla sicurezza sismica e sul risparmio energetico) e hanno una classe energetica inferiore alla D.
Puoi ben comprendere, quindi, come per il nostro Paese sia pressoché improbabile raggiungere gli obiettivi della Direttiva entro i tempi prefissati, in quanto sarebbero moltissimi gli edifici sui quali intervenire.
Senza contare che i lavori di riqualificazione sono costosi, nonostante la presenza di diversi bonus edilizi, i quali comunque sono soggetti a continui aggiornamenti.
Si stima, infatti, che gli interventi di efficientamento energetico richiedano in media di circa 50 mila euro per appartamento, per un totale complessivo di oltre 100 miliardi.
Non solo, se la tua casa dovesse trovarsi in una zona rurale, il costo di lavori potrebbe persino essere superiore al valore di mercato.
Il ruolo delle banche
Le tempistiche, purtroppo, non sono l’unico problema che l’Italia dovrà affrontare, dal momento che verosimilmente, sempre più cittadini ricorrerebbero a società finanziarie o alle banche per ottenere un prestito per affrontare le spese necessarie.
D’altra parte, stando al testo della stessa Direttiva, le banche sarebbero comunque obbligate ad “aumentare la prestazione energetica mediana del portafoglio di edifici coperti dai loro mutui ipotecari”, ovvero pur non essendo i proprietari, dovranno operare per migliorarne l’efficienza.
È chiaro che in questo modo sarebbe impensabile soddisfare l’intera platea di richiedenti e per questo potrebbe rendersi necessario effettuare una selezione, agevolando gli immobili che presentano classi energetiche migliori.
Cosa potrebbe significare questo per te? Potrebbe accadere che il tuo edificio non rispetti la Direttiva europea, ma allo stesso tempo potrebbe accadere che le finanziarie non ti concedano il prestito per ristrutturarlo, costringendoti a ripiegare sugli aiuti dello Stato (a patto di rientrare tra i requisiti richiesti).
L’Italia e l’impatto ambientale
L’esigenza di riqualificare gli edifici europei nasce soprattutto dai dati allarmanti raccolti negli ultimi decenni dall’European Environment Agency (EEA), dai quali emerge che il 96% della popolazione urbana è esposta a livelli di particolato fine di gran lunga superiori rispetto alle linee guida sanitarie.
Non solo, si stima che negli ultimi anni oltre 200 mila morti precoci siano state causate dalla presenza di un ambiente inquinato, che influisce negativamente sopratutto su un organismo già compromesso da alcune patologie croniche.
Nonostante ciò, ti sorprenderà sapere che, stando ai risultati più recenti della piattaforma Numbeo, l’Italia non rientra tra i 10 Paesi più inquinati d’Europa; anzi, pare che nell’ultimo lustro abbia registrato un calo delle emissioni di CO2.
Se dovessimo poi confrontare la situazione italiana rispetto al resto del mondo, il nostro impatto risulterebbe infinitamente più basso rispetto a grandi aree densamente popolate, quali Usa, Cina e India, considerate le peggiori per emissioni globali di CO2.
Le conseguenze sul mercato immobiliare
Se hai intenzione di vendere casa, oppure di acquistarne una, il primo dubbio che potrebbe sorgerti è l’impatto che tale decisione avrà sul mercato immobiliare del nostro Paese.
Tieni presente che al momento, per le ragioni sopra esposte, la direttiva potrebbe essere oggetto di modifiche.
D’altro canto, è stato lo stesso Parlamento europeo a rimandare agli Stati membri la responsabilità di redigere un piano di obiettivi realistici da raggiungere, che includa la possibilità di accedere ad agevolazioni e fondi per i cittadini meno abbienti.
Le sanzioni
Ma cosa succederebbe se allo scoccare delle date previste, la tua casa non avesse una classe energetica adeguata?
Bisogna specificare che nel testo della Direttiva non sono previste delle sanzioni per chi non adeguerà il proprio edificio alla direttiva; ciò non toglie che il Governo potrebbe stabilire sanzioni per chi non adeguerà la propria casa alla direttiva.
Tuttavia, in assenza di incentivi statali, non sarai obbligato ad effettuare lavori di ristrutturazione se non ne avrai la possibilità.
Specifichiamo che si tratta tuttavia di uno scenario ancora in larga parte ipotetico, che potrebbe cambiare notevolmente anche in base alle decisioni attuate dal Governo del nostro paese.
Come già specificato, ti ricordiamo che non esistono obblighi in questo senso, né per quanto riguarda la ristrutturazione degli edifici né in merito alla concessione dei mutui.
Ti aggiorneremo con tute le eventuali novità previste dalla direttiva.